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venerdì 31 agosto 2012

I frutti della Primavera del Concilio

"Radicati nella fede"
N° 9, settembre 2012



L'editoriale di settembre

  Ma dov'è la primavera del Concilio? Dove sono i suoi frutti?

 C'è un dogmatismo nuovo, che non riguarda i dogmi di sempre, le verità eterne rivelate da Dio e custodite dalla Chiesa nel suo Credo; è un dogmatismo di opinione, su una questione che ti vietano di discutere: i frutti della primavera del Concilio. Si può variare quasi tutto nella Chiesa di oggi: le verità di fede ti concedono di reinterpretarle.

 Se i comandamenti ti stanno stretti, una schiera di teologi e pastori ti suggeriscono di situazionarli nel contesto attuale, così da addolcirli. Se poi obbedire non ti va, puoi sempre scoprire un nuovo carisma che ti cada su misura. Puoi fare tutto o quasi, tranne mettere in discussione la primavera del Concilio.

 La senti questa affermazione sulla bocca di molti addetti ai lavori, dei pastoralisti, la senti come mannaia tranciante se esprimi il desiderio di tornare alla grande Tradizione della Chiesa. Ti concedono una messa antica, purché tu riconosca i frutti del Concilio, senza discutere.

 E di fronte a questa propagandata certezza, anche i perplessi stanno zitti, per paura di essere esclusi da tutto. Se poi, come nella favola del re nudo, uno con l'anima di fanciullo osa alzare la voce e gridare: ma dove sono questi frutti? Io non li vedo!... il silenzio si fa assordante e minaccioso.

 Cari amici, dite un po', dove sono i frutti? È forse aumentata la pratica della vita cristiana? C'è più gente a Messa alla Domenica? I comandamenti sono maggiormente osservati? Le famiglie danno più esempio di fedeltà e virtù? Sono aumentate le vocazioni sacerdotali? E quelle religiose di frati e suore? Si aprono nuovi conventi? La gioventù ama di più Nostro Signore? La gente prega meglio e di più? Molti nelle terre di missione si convertono abbandonando le false religioni e le sette? Molti missionari partono per portare la grazia di Dio e la fede sino ai confini della terra?

 Diteci, quali sono allora i frutti della primavera del Concilio?

 In alcuni momenti la Chiesa, nelle nostre terre, appare un grande cantiere in vendita, coperto con la facciata di grandi assemblee, fatte per intrattenere i fedeli illudendo sulla situazione.

 Certo che c'è sempre molto bene nella Chiesa, bene per lo più umilmente nascosto, ma questo non giustifica dal non guardare la situazione generale.

 Al bambino che grida: il re è nudo!, ci si affretta a dire che il disastro sopra descritto è causato dal mondo, dalla società che è cambiata. I tempi sono cambiati, allora i frutti della primavera del Concilio saranno più interiori e meno visibili. Si affretteranno a dire che è volontà di Dio questo radicale cambiamento, che a noi sembra proprio un grande crollo.

 Troppo comodo questo modo di procedere, così ci si sottrae a qualsiasi verifica! Stiamo ai fatti, siamo realisti!

 Quando non si vuol discutere una cosa è perché è già diventata ideologia.

 La colpa di questa terribile crisi della fede e della pratica cristiana non può essere imputata principalmente alla modernità... questa c'era già prima di questa strana primavera che ha bruciato nel gelo tanti boccioli di santità.

 La modernità atea e agnostica, laicista e anticlericale c'era già da tanto tempo, ma la vita cristiana non fu fermata da essa, anzi, nella lotta si fortificava e accoglieva nel suo seno tante anime che si convertivano.

 No, qualcosa di terribilmente ingannevole è successo: si è deciso che questa modernità senza Dio non era più da combattere, ma da abbracciare. Si è detto che da questo abbraccio doveva sbocciare una fiorente stagione per il cristianesimo e per il mondo... ma tutto questo non è avvenuto. E le profezie che non accadono, lo sappiamo dalla Sacra Scrittura, non venivano da Dio.

 C'è ancora chi dice che è troppo presto valutare questa primavera conciliare, e che 50 anni sono pochi! Quante vittime nella fede dovremo ancora vedere per poter dare un giudizio?

 Nella Chiesa i dogmi sono le verità di fede rivelate da Dio e trasmesse e custodite dalla Magistero.

 Contrariamente dagli slogan delle opinioni ecclesiastiche, che non diventeranno mai dogmi, anche se pronunciate da chi ha un posto di riguardo nella Chiesa. I dogmi li rivela Dio e li trasmette la Chiesa. Le opinioni sulle situazioni storiche, queste dobbiamo avere il coraggio di sottoporle a verifica, pena il combinare un grande e tragico pasticcio nella fede.
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